La Leggenda di CANTALUPO (la leggenda del Bosco che canta)
Cantalupo era un castello, ancora oggi sulla sommità del cucuzzolo boscoso si trovano i resti delle antiche mura. Questo borgo così popolato che addirittura aveva mandato suoi soldati volontari in Terra Santa per le Crociate...inspiegabilmente perde il suo splendore,gli abitanti abbandonano il Borgo ed i monolitici e mastodontici fabbricati; l'Antinori ci dice che già nel 1669 esso non era più elencato nella numerazione delle terre abitate. Gli storici in generale concordano che in massa, la popolazione di Cantalupo si trasferì nelle vicine località di Tocco e di Musellaro a causa forse di pestilenze o terremoti distruttivi. Ricordiamo in proposito la terribile peste che nel 1656 solo a Caramanico fece circa 400 morti dimezzando la popolazione, ed il terribile terremoto che scosse la zona nell'anno 1627. Alcuni vegliardi canuti del luogo invece credono vera una leggenda misteriosa ed enigmatica che si tramanda di generazione in generazione che spiegherebbe l'abbandono repentino di quei luoghi.
la LEGGENDA
si racconta che intorno all'anno 1300 d.c. una delegazione di frati della vicina terra di Musellaro, precisamente del Convento di San Cleto di Musellaro (è sbalorditiva questa affermazione, in quanto tale Convento o Monastero è nominato in una Bolla di Papa Gregorio X° del 12.05.1274) si trasportò nella zona prossima al castello di cantalupo "sub Mons Ursa" presso la sorgente Fonte dell'Olio Petronico (dicono i Toccolani), Fonte Pazza (dicono i Musellaresi),dalla quale scaturiva l'Olio Petronico "onde fare scorta copiosa di tale liquido essendo esso portentoso, salutare e bono in picciole dosi da miscugliar col vino". Secondo la Leggenda, in tale soluzione vino olio-petronico venivano bagnati od immersi i malati di peste ,lebbra o colera con effetti a dir poco miracolosi. Ritornando ai fatti della storia, si avvicinò a Frate Senebaldo (uno dei fraticelli del Monastero Musellarese), su destriero pezzato ben adornato, una amazzone vestita di bianco e mantello rosa, con splendida collana di monili d'oro e corona di diamenti sul capo. Era la figlia di un certo Odorisio o Alarico, il padrone assoluto ed incontrastato di Cantalupo. Uomo crudele, sanguinario e gelosissimo. Pare che il Frate Senebaldo, non fosse uno stinco di santo e prese a "colloquiare" con tale fanciulla sin tanto che "osò, fino al punto di importunarla...;una pattuglia in perlustrazione assistette alla scena e subito il Frate fu catturato e portato in catene alla presenza di Odorisio o Alarico padrone di Cantalupo. Gli altri fraticelli, supplicarono la liberazione di Senebaldo, ma nulla poterono ottenere. Si fece un processo sommario all'interno delle mura della fortezza di Cantalupo, ed il Frate fu condannato a morte, fortunatamente l'intervento del Priore del Convento di Musellaro, convinse Odorisio ad attenuare la pena, mediante la sola punizione del carcere a vita. Il Frate "diabolico" venne rinchiuso in una grotta naturale esistente al di sotto della torre più alta del Castello di Cantalupo, una grotta scura,umida, dalle cui pareti sgorgava trasudando dalle fessure della viva roccia , l'olio petronico. Il frate veniva alimentato, rifocillato attraverso un pertugio ricavato sul pavimento soprastante la volta della grotta ma posizionata ad altezza irraggiungibile. Incredibilmente le posate con cui veniva di volta in volta servito erano d'oro (bicchieri,coppe,cucchiai,forchette,coltelli ecc.) tanto era ricco quel feudo. tali oggetti rimanevano poi in quel luogo, tanto che con il passare del tempo il Frate oramai semicieco e ridotto a larva, camminava, dormiva e mangiava su quei monili ed oggetti d'oro. Poi accadde tutto improvvisamente,un forte terremoto scosse la zona (quello del 1315 ?, storicamente accerato)la grotta naturale all'interno della quale "vegetava Senebaldo il Frate" fu bruscamente ostrita da un grosso macigno. Era la fine ! Senza viveri, senza niente, con l'oro sotto i piedi quell'essere oramai a tutto abituato ed in sentore di gelida morte, per sopravvivere cominciò a deglutire per fame e sete l'Olio Petronico che ancora lentamente scaturiva da quelle rocce. All'esterno tutti credettero che oramai nulla fosse rimasto di costui, tant'è che rimase la memoria per qualche tempo e poi si perse il ricordo per sempre.... Intanto Cantalupo risorgeva più bello, ricco e potente di prima. Il tempo passava....passava.... Senebaldo seguitò a sopravvivere continuando a deglutire l'olio petronico ed a ingurgitare qualsiasi scarafaggio o altro animaletto capitasse a tiro. Pian piano cominciò a trasformare i suoi connotati : occhi scavati più grandi, la pelle cambiò colorazione e diventò marrone, le mani oramai scheletriche si allungavano (un mostro!) , immerso in un mare d'oro (IL TESORO di CANTALUPO ?) . A un certo momento, dopo lungo tempo di paziente scavo, questo essere raccapricciante riuscì ad aprirsi un varco nelle pareti della grotta ed a uscire all'aperto a riassaporare il gusto della libertà. La luce diurna però era per lui letale, abituato oramai com'era al buio pesto ; pertanto fu costretto suo malgrado a poter uscire solo di notte. La bramosia di vendetta, mai doma, nei confronti di quella popolazione fu tanta. In quel tempo vennero trovati morti ammazzati nei modi più orrendi ed atroci una lunga serie di abitanti di quel Castello. Circa 200 persone persero la vita "misteriosamente" nel giro di pochi mesi. Il terrore s'impossessò della popolazione e persino della milizia. Oramai Cantalupo era maledetto si diceva, e siccome queste vere e proprie stragi non avevano fine, il Borgo pian piano si andò spopolando sino all'abbandono completo. Le macerie, le pietre, le querce, il silenzio. L'olio petronico, il mostro, il tesoro. SENEBALDO è ancora lì a difendere la sua solitudine . La leggenda vuole che questo mostro ancora oggi si aggira tetro tra quei ruderi a difesa della sua tana ( La grotta !) e del TESORO che essa ancora contiene. L'ingresso della tana pare sia riconoscibile per un grosso arbusto d'edera ramificatosi nei suoi pressi, tanto da coprire e rendere non visibile l'apertura. (anche se alcuni dicono che esiste una formula o indovinello nascosta da qualche parte che sarebbe la chiave per raggiungere la grotta). La leggenda si conclude affermando che, chi riuscirà a colpire questo mostro (Frate Senebaldo) ed a far sgorgare una goccia del suo sangue alla luce tiepida del giorno, diventerà l'indiscusso ed unico proprietario di quel grandioso tesoro, non prima di aver assistito alla trasformazione di tale essere, che ritornerà nelle sembianze originarie, per dissolversi in un attimo e diventare polvere. QUESTO DICE LA LEGGENDA