Claudio Sarmiento

 

 

csarmie@libero.it

 

 

 

QUATTRO RACCONTI CON IL                        MURO ALLE SPALLE

 

 

 

 

 

Quattro racconti con il muro alle spalle è una raccolta di racconti brevi che si prefiggono lo scopo di affrontare alcuni argomenti semplici che sono riferibili alla quotidianità delle persone comuni. I racconti si sviluppano dentro contesti completamente diversi tra loro, ma tutti sono ispirati dalla convinzione che bisogna abbattere tutti gli steccati, “i muri” di ogni tipo.

I quattro racconti, nell’ordine, sono:

1) ALFIERO

2) FURIO

3) SALVATORE

4) ANGELA

Seguiti da un breve POST SCRIPTUM

 

Qui di seguito vi presento uno stralcio del racconto                                                                  “Angela”                                                                                                                             Chi avesse interesse ad approfondire, può contattarmi al seguente indirizzo:

csarmie@libero.it

 

ANGELA

Quella mattina Angela non aveva dovuto riordinare la propria stanza prima di uscire per andare a scuola; il boato e l’onda d’urto generati da qualche missile aria - terra esploso proprio vicino casa l’avevano colta di sorpresa, strappandole di mano la tazza con il latte fumante della colazione e togliendole bruscamente da sotto il sedere lo sgabello su cui si era accomodata sbadigliando.

         Si, la prima reazione era stata di sorpresa, nonostante i bombardamenti attorno alla città fossero iniziati già da alcuni giorni; eppure i genitori, usciti molto presto come tutte le mattine per recarsi al lavoro, le avevano raccomandato di correre subito al riparo nei sotterranei della chiesa nel caso in cui avesse udito l’ululato della sirena del coprifuoco.

         A sedici anni, però, paura ed incoscienza viaggiano sullo stesso vagone, e si sfidano continuamente mentre il treno della vita corre veloce sfrecciando spavaldo ed invincibile su binari senza fine; quella mattina aveva prevalso l’incoscienza, travestita da coraggio, ed Angela - quando la sirena si era messa ad urlare - aveva ritenuto che in fondo non ci fosse bisogno di scappare subito, che avrebbe avuto tutto il tempo per finire la colazione, dare una sistemata sommaria alla cameretta e raggiungere le amiche - anziché a scuola come al solito - nei sotterranei della chiesa, che distava appena duecento metri da casa.

         Che diamine! In quel quartiere della città non c’erano obiettivi militari, e certamente non avrebbero bombardato una zona abitata solo da civili; inoltre, il tanto decantato quoziente intellettivo di cui si sapeva fossero dotate le bombe moderne rafforzava la sensazione di tranquillità e di sicurezza che guidava i gesti composti di Angela.  

         Ed invece si era ritrovata a terra, senza un graffio ma sbattuta in un angolo dove, passato il fragore scalzato da un silenzio assurdo, aveva pianto tante lacrime da seccarsi gli occhi; poi, una volta rialzatasi e resasi conto di essere ancora intera,  come un automa si era diretta, chissà perché, verso ciò che rimaneva della sua stanza.

         Angela guardava attonita quel letto disfatto, innaturale giaciglio di calcinacci, pezzi di vetro, braccia di bambole e resti di libri, ancora accostato al moncone della parete che fino a pochi minuti prima lo proteggeva col suo abbraccio rassicurante; e lì, ai piedi di quello stesso letto che aveva tenuto al caldo tanti suoi sogni, lei si sentiva come se fosse al loro capezzale, ed avvertiva nel cuore e nel cervello lo stesso caos che adesso aveva intorno a sé.

         La sua stanza, il suo territorio, la sua reggia, la sua fortezza, il suo rifugio dal mondo ed il suo osservatorio sul mondo, lo scrigno dei suoi segreti, ora appariva violato, devastato, dilaniato, stuprato; non più in grado di accogliere alcuna vanità, alcuna intimità, alcuna curiosità o alcun segreto.

         Lo squarcio sulla parete era enorme; alcune travi penzolanti dal solaio semidistrutto, incastrandosi tra loro, avevano casualmente formato una specie di cornice sospesa a mezz’aria, ed il cielo azzurro con le nuvole bianche e leggere in lontananza sembravano la tela stupendamente colorata da un formidabile pittore.

         In quel preciso momento Angela si era sorpresa in un sorriso lieve e ne aveva provato un po’ vergogna; non si sentiva in diritto di sorridere, ma la semplice visione di quel quadro” aveva sprigionato una forza irresistibile, capace di ristabilire in pochi attimi i contatti tra i fili del suo animo, delle sue emozioni, e quelli del mondo e della vita.         Lasciandosi cadere sul letto, continuava a guardare attraverso il muro sbriciolato, trasformatosi in una sorta di schermo sul quale scorreva un film in diretta, interpretato da gente in carne ed ossa che cominciava a ripopolare le strade dopo l’iniziale sbigottimento, a cercare i propri cari, con il sole ormai alto nel cielo che continuava a splendere come se nulla fosse accaduto; persino gli uccelli non avevano smesso di volare, ed anzi una splendida colomba aveva deciso di planare dolcemente su una delle travi sospese, guadagnando uno spazio fino a quella mattina precluso al suo volo da un muro che ora non esisteva più.     

         Il sorriso di Angela cominciava ad allargarsi, ed ella non faceva nulla per impedirlo; sentiva il sangue pulsare con violenza contro le pareti delle arterie, come se volesse sprizzare fuori; le cellule cerebrali erano in ebollizione e comandavano al suo cuore di battere forte, più forte, più forte.  

         Non riusciva trattenere i pensieri, ed anzi i pensieri la trasportavano altrove e dovunque senza bisogno di muoversi.       

         Quel letto era divenuto improvvisamente il suo tappeto volante, che le permetteva di elevarsi, di guardare le cose e di comprenderle in una dimensione che le era rimasta ancora sconosciuta.  

         Quel muro, come tutti i muri - diroccati e non - che ora le sembrava di poter vedere dall’alto, erano diventati per Angela metafora della separazione, dell’isolamento, del male. Cos’è il fuori ? pensava adesso Angela con i capelli al vento. Cos’è il dentro, e cosa il di qua, il di là, il sopra ed il sotto?

La sua mente in subbuglio cominciava a suggerirle l’ipotesi che tutto ciò fosse la tragica conseguenza di un artificio che trovava nel muro il simbolo di ogni divisione, che illudeva da sempre l’uomo nel vano esercizio da lui preferito, quello dell’esibizione della propria forza e del proprio potere.

Nel mentre rifletteva su tali concetti, però, Angela cominciava ad intuire sempre più nitidamente che per fortuna non esiste muro così alto da interrompere la grande unicità del mondo; non esiste muro così possente e largo da non poter essere scavalcato dall’aria e dai pensieri, anche se ogni muro ostacola gli incontri, rallenta i riavvicinamenti, alza il recinto attorno agli egoismi nel tentativo di lasciare dall’altra parte i problemi.

E mille nuove domande, mai concepite fino a quel giorno, la interrogavano incalzandola: cosa poteva rappresentare meglio l’idea di un ghetto, se non un muro?

Cosa poteva esprimere nel modo più efficace la crudeltà di un manicomio, se non un muro?

E cosa aveva, in fondo in fondo, materializzato più di ogni altra cosa la drammatica divisione tra due parti del mondo - dopo la seconda guerra mondiale – se non uno stramaledetto muro?

<< Angela! Angela! >> l’urlo accorato dei genitori che correvano verso casa per cercarla aveva riportato la ragazza alla realtà del momento.

Gli occhi le si erano di nuovo riempiti di lacrime, appannandole la vista senza però impedirle di riconoscere, attraverso il muro lacerato, la figura della madre che dalla strada le correva incontro.

L’ultima mezz’ora trascorsa aveva costretto Angela a maturare al di là della sua età; adesso si stava avvicinando a quel moncone di muro, con passi lenti ma fermi, e si apprestava a scavalcarlo per tuffarsi nell’abbraccio dei genitori.

    E mentre scavalcava, aveva la chiara consapevolezza di varcare idealmente, per la prima volta e per sempre, la soglia tra la conoscenza e l’ignoranza, tra la solidarietà e l’intolleranza, tra la libertà  ed i muri di ogni tipo, ad iniziare da quelli mentali.