S.M.E.  (Società Meridionale di Elettricità)

 

a sinistra foto 2° salto (anni ’20)

diventata col tempo ENEL

 

 

 

 

 

S.M.E. (Società Meridionale di Elettricità)

Nel 1912  completati i lavori entrò in produzione la Centrale Idroelettrica Secondo Salto del Fiume Pescara ubicata alla base dell'altura di "Colle Morto" a Piano d'Orta a Sud-Est dell'insediamento industriale Montecatini,portata fino a 40 mc/sec, normale 30 mc./sec, vasca di carico di 7.000 mc., 4 condotte forzate del diametro di mt. 2,30 e 2,10 e di  350,00 mt. di lunghezza,salto utile 75,90 mt. Esse alimentavano 4 unità da 9.000 C.V. (Turbine RIVA di Milano), collegate ad alternatori da 6.000 KW a 6.000 Volts. Il canale di carico della stessa ha origine dal bacino di scarico del primo Salto del Pescara nella gola Tremonti. Il canale di restituzione (50%) in galleria sbocca nel Pescara dopo un percorso di 1.000 mt. circa. L'energia prodotta dalla Centrale veniva quasi integralmente trasferita a Napoli (centro siderurgico), con un elettrodotto di 186 Km.

da un documento del Gruppo Meridionale di Elettricità , schema del Secondo Salto del Pescara a Piano d'Orta che alimenta la Centrale Idroelettrica (Archivio Marulli)

                           

                                              Edifici ENEL dopo il bombardamento alleato seconda guerra mondiale

ELETTRIFICAZIONE DELLA REGIONE ABRUZZO

L'elettrificazione della regione Abruzzo è strettamente legata alla strategia della SME (Società Meridionale di Elettricità) che fin dai primi anni del Novecento aveva iniziato ad espandere i propri ambiti operativi da Napoli verso tutto il Mezzogiorno alla ricerca di nuove centrali di produzione e di nuovi bacini di utenza. L'Abruzzo con il fiume Pescara, uno dei pochi corsi d'acqua non torrentizio dell'Appennino, rappresentava per la SME una risorsa di grande interesse. Lungo il Pescara, in relazione agli stabilimenti elettrochimici localizzati a Bussi sul Tirino (Aquila), la Società Italiana di Elettrochimica aveva realizzato nel 1907 una centrale elettrica nei pressi delle gole di Popoli e avviato le procedure per la costruzione di una seconda centrale a Piano d'Orta (Pescara). E' in questa fase che la SME si inserisce nel processo di elettrificazione regionale, contribuendo al finanziamento del secondo impianto della Società Italiana di Elettrochimica. La nuova centrale entrò in funzione nel 1912 e l'energia prodotta venne per la massima parte convogliata, attraverso una linea di trasmissione ad 88 kV, direttamente a Napoli nella stazione di trasformazione di Frattamaggiore.

Il trasporto di energia elettrica copriva un tragitto di 185 chilometri, la maggiore distanza allora praticata in Europa. L'evoluzione tecnologica del trasporto dell'energia elettrica consentì alla SME di sviluppare un'organica strategia di utilizzazione delle risorse idriche abruzzesi, promuovendo la realizzazione di nuovi impianti lungo il Pescara (le centrali di Alanno e di Triano) e l'Aventino (le centrali di Aventino e Lama dei Peligni). Anche il fiume Sangro fu oggetto di studi e di ricerche, ma per la forte opposizione delle comunità locali e del Parco Nazionale d'Abruzzo, istituito nel 1923, il progetto di realizzare a Barea un bacino di alimentazione idroelettrica fu continuamente rinviato. Accanto alle centrali della SME erano attive in Abruzzo, oltre una pluralità di piccole centrali locali spesso derivanti da concessioni per mulini e pastifici (tra cui va ricordata la De Cecco e Fara San Martino), l'imponente centrale di Anversa sul Sagittario, di proprietà delle Ferrovie dello Stato e le centrali di Pettorano sul Gizio e di Farindola, entrambe di proprietà dell'UNES. Nel dopoguerra, dopo l'impegnativa fase di ricostruzione degli impianti distrutti dalla guerra, la SME, con un accordo con la Terni riuscì a realizzare in parte lo sfruttamento del Sangro con il complesso impianto della centrale in caverna di Villa S. Maria. La Terni, che aveva iniziato ad operare in Abruzzo, realizzando il bacino artificiale di Campotosto per l'alimentazione della centrale di Provvidenza (in funzione dal 1949), realizzò gli impianti idroelettrici lungo l'asta del Vomano (centrali di S. Giacomo, Piaganini e Montorio), utilizzando oltre le acque del fiume un articolato sistema di canali di gronda che si sviluppano per circa 70 km nel massiccio del Gran Sasso d'Italia.

 

ARCHITETTURA DELLE CENTRALI LUNGO IL FIUME PESCARA

I maggiori impianti idroelettrici in Abruzzo sono stati realizzati da gruppi di rilevanza sovraregionale: dalla Società Italiana di Elettrochinica (che aveva stabilimenti a Bussi sul Tirino), dalla SME (Società Elettrica Meridionale), dalla Terni e dalle Ferrovie dello Stato. La prima centrale fu realizzata nel 1907 dalla Società Italiana di Elettrochimica lungo il Pescara nei pressi delle gole di Popoli. La centrale è stata completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale. Ricostruita alla fine degli anni Quaranta, l'attuale edificio ricorda, nella volumetria e nell'essenzialità delle sue forme, la sobria costruzione del primo impianto. La ricostruzione dell'impianto del Pescara 2° salto (Bolognano – Piano d’Orta), realizzato nel 1912 dall'ingegner Ulisse del Buono su incarico della Società Italiana di Elettrochimica, ha completamente alterato il progetto originario in cui erano presenti austeri riferimenti al classicismo eclettico del periodo. La ricostruzione ha tuttavia introdotto una nuova volumetria dal carattere razionalista di un certo interesse architettonico. L'impianto del Pescara 3° salto (Alanno) fu realizzato dalla SME con un progetto di Ulisse del Buono (1928-31). Dell'impianto va segnalata, per il suo interesse costruttivo e paesaggistico, la diga in terra sul Pescara con una struttura in cemento armato per il sostegno delle paratoie. La centrale originaria, è stata completamente distrutta nel periodo bellico.

La centrale del Pescara 4° salto (Triano) costituisce uno dei migliori esempi di architettura industriale degli anni Quaranta. Il progetto fu redatto dall'architetto Giovanni Muzio, uno dei maggiori esponenti del "novecentismo" italiano. La soluzione adottata è di notevole interesse per il suo impianto schiettamente razionalista e l'innovazione tipologica dell'involucro (la sala macchine è risolta con un basso fabbricato contenente tre gruppi elettrici incassati nel terreno e sormontato da un imponente carroponte per la manutenzione del macchinario). La centrale, gravemente danneggiata nel periodo bellico, fu riattivata nel 1947. La centrale del Sagittario, localizzata sulla sponda destra dell'omonimo corso d'acqua e realizzata dalle Ferrovie dello Stato nel 1927, è anch'essa di notevole qualità architettonica. Il fabbricato ha un carattere dichiaratamente rappresentativo per l'imponenza e l'articolazione neoclassica del prospetto scandito dal regolare ritmo delle lesene.