ZAPPINO    ( il mistero di Interpromio e Ceio )

un detto antico recita : ...tra il Fiume Orta ed il Fiume Lavino, la città di Zappino .

La storia di Zappino, una località ubicata tra Piano d'Orta ed il Comune di Scafa (Pe), si perde nella notte dei tempi. Oggi non c'è più nulla,solo verdi colline

I° Secolo  d.c.  Imperatore Claudio, coniata tra il 41 e 54 d.c. in Bronzo (diam.3 cm)

Dagli ATTI del MARTIRIO di SAN VALENTINO e DAMIANO

L'antica Città di Zappino per alcuni storici  altri non è che l'antica INTERPROMIO o CEIO , comunque ci pare certa l'esistenza di una città almeno fino al IV° Secolo d.c. ,lo si può desumere da uno dei documenti più straordinari che parlano di questa zona e cioè gli ATTI del MARTIRIO di SAN VALENTINO e DAMIANO il suo Diacono. San Valentino nacque a Terracina, antica Città dè Volpi, fu promosso non senza suo molto contrasto, e quasi forzato à gli ordini sacri da Auito all'hora Vescovo di Terracina, nel cui  luogo poi gli succedette. A seguito delle persecuzioni inflitte dall'Imperatore Giuliano l'Apostata ai cristiani, dovette scappare dai suoi luoghi d'origine. Era accusato di stregoneria.Per cui lasciò la sua terra insieme al suo Diacono Damiano e finalmente giunse nella nostra zona provenendo da Corfinio. Il documento dice che attraversarono il Fiume Pescara per mezzo di un ponte marmoreo, immediatamente vennero loro incontro gli abitanti della vicina INTERPROMIO e dopo aver operato dei miracoli e battezzato quella gente nelle acque del Pescara ripartirono e giunsero finalmente verso un'altra cospicua città che il popolo chiamava ZAPPINO ( nel Libro Historia della Città di Chieti di Girolamo Nicolino, si dice invece : giunsero al Fiume Pescara  e havendo trovato in un luogo, chiamato il ponte di marmo,un giovane paralitico, San Valentino pure col segno della Croce lo risanò. Giunsero finalmente in una Terra,o Città detta Zappina, situata (come si narra nell'istessa historia) tra il Fiume Orta, che nasce dalla Maiella sopra Caramanico, e il Fiume Lavino, che con acque sulfuree scaturisce sotto il Castello del Letto di Manoppello, e con breve corso se n'entra nella Pescara - In questo documento INTERPROMIO non viene neppure nominato!-) . Lungamente si aggirarono per Zappino, la percorsero tutta , dalle sponde dell'Orta a quelle del Lavino e del Pescara. Compirono numerosi miracoli. Resuscitarono persino il figlio morto del proconsole Demetrio. Poi si recarono in un luogo vicino, furono aggrediti e barbaramente ammazzati. La storia poi continua con la descrizione del ritrovamento miracoloso dei due corpi.In tempo dei Normanni poi i corpi vennero trasportati dal Barone Trogisio a Castrum Petrae, che da quel momento cominciò ad essere chiamato San Valentino.

fonte Luca Olstenio "storico XVII° sec." ( ATTI di SAN COMIZIO)

un'altra testimonianza interessante della zona, ce la fornisce lo storico Luca Olstenio a proposito di INTERPROMIO, ricavato dagli Atti di SAN COMIZIO, che lesse in un Codice Membranaceo Lateranense (scritto cioè in latino con caratteri longobardi). In esso si narra, che il detto Santo fu ucciso " prope Interprimium juxta pontem lapideum". da questa indicazione indicò il sito essere Sub Oppido S. Valentini . Egli scriveva da Roma, onde potè dire Ultra angustias populi oppidi e aggiunse che fosse ubicato precisamente sotto la Città di San Valentino.

fonte  TABULE  ITINERARIE

una delle più famose Tabule Itinerarie è la cosiddetta TAVOLA PEUTINGERIANA che è una copia medioevale di un itinerario Romano del IV° Secolo, rinvenuta in periodo rinascimentale. L'originale è oggi conservato a Vienna. Sono 11 fogli dell'altezza di 34 cm. e della lunghezza di circa 7 mt. In base a questa mappa e ad altre che riportano il tracciato dell'antica Via Romana Consolare Tiburtina Valeria Claudia, gli storici in generale hanno individuato una località urbana tra le località di Teate (antica Chieti) e Corfinio, appunto Interpromio (che nella mappa è abbreviato come Intpinum, ed è posta a sette miglia antiche da Corfinio ). 

Lo storico Mancini inoltre propende che tra l'antica  Teate ed Interpromio esisteva una località del tutto dimenticata "Ceio". Lo stesso Mancini poneva Interpromio nelle gole di Popoli. 

Un altro storico il De Petra basandosi sul rinvenimento di una pietra miliare che però è "scomparsa", e sul computo delle distanze da "questa pietra scomparsa" potè localizzare Interpromio nella zona della attuale Basilica di San Clemente a Casauria.Il De Petra inoltre, riprendendo un brano del Chronicon Casauriense in cui viene descritta l'area dell'abitato di Interpromium "...vicus suptus ipso ponte..." (sicuramente all'epoca il Ponte Romano era ancora in funzione!) a proposito del Ponte che collegava le due sponde del fiume Pescara, nel suo lavoro lo menziona con un doppio appellativo : Pons Regalis e Pons Marmoreus .La definizione "Regalis" sarebbe derivata "...al tempo del re Ruggero, il quale venendo al monastero col suo esercito si accampò nella pianura della Pescara sotto Tocco..." ed il Ponte fu detto -Pons Regalis-. La definizione di "Pons Marmoreus" viene giustificata in quanto in origine la struttura si mostrava completamente rivestita in lastre di marmo o pietra lavorata. Il De Petra conclude in questo modo"...ma si deve ammettere che il ponte ante portam Insulae, il pons regalis e il pons marmoreus siano stati una sola e medesima cosa".Se si lascia "parlare" ancora il Chronicon Casauriense ci accorgiamo che il De Petra si sbaglia...di grosso...(anno 1006 - Carta 171 recto - "Res quas recepit Giselberto abbas pro castello edificando quas dedit Senebaldo et terra centum modiorum in Zappini" dove esiste  un "pojum integrum castellum edificandum" (cioè un luogo adatto ad edificare un castello !) e terreni di 100 moggia, così confinanti :"capite fine Fossato. Pede fine via que pergit in fluvio Orta ad ipsum ponten marmoreum" il famoso PONTE ROMANO di cui oggi si notano ancora i resti all'interno dell'alveo del Fiume Orta) .

Riflessioni  SULLA VIA CLAUDIA-VALERIA e SUL PONTE di INTERPROMIUM SOPRA la PESCARA Attingendo nuovamente ,con revisione critica, dalla pubblicazione di De Petra e Calore  : gli itinenerari pongono Interpromium sulla Via Claudia Valeria, tra Corfinium e Teate (Chieti) . Le distanze volta a volta indicate appaiono discordanti: eliminate le misure errate si riesce a stabilire che correvano XI miglia (Km. 16,3) tra Corfinium e Interpromium , XVII miglia (Km. 25,2) tra Interpromium e Teate.        Il pagus risulta così localizzato nella zona tra il colle dove si trova Tocco e la collina denominata Colle dei Morti (Bolognano), talvolta chiamato Collemorto o Collemortula.La denominazione Colle dei Morti, che figura nella originaria carta al 50.000 e in altre precedenti, fa pensare alla sua destinazione a necropoli del sottostante borgo di Interpromium.

L’abitato di Interpromium sarebbe venuto dunque a trovarsi alla destra del fiume, di fronte al luogo dell’Abbazia  e avrà avuto probabilmente alcune “dipendenze” alla sinistra, nel sito stesso dove poi l’Abbazia è sorta. I nominati autori (De Petra-Calore) pensano che la Via Claudia Valeria a Interpromium sia passata dalla destra alla sinistra del Pescara, ripassando nuovamente alla destra dopo circa due chilometri (in un punto dove ne sono state trovate sicure tracce). Opinione non sostenibile, poiché una tal deviazione, non necessaria, avrebbe obbligato a costruire due ponti, in un così breve tratto, e del secondo ponte non esiste memoria né traccia. E’ invece da ritenere per certo che da Interpromium la via consolare abbia proseguito verso nord-est, sempre restando alla destra del Pescara. Nel tempo l’erosione del fiume avrebbe fatto franare la pendice del Colle dei Morti, nel versante  nord-ovest (le frane sono tuttora visibili) dopo di che si fu costretti a far passare la strada più a sud, nella zona dove corre tuttora  la Statale N.5 (Tiburtina Valeria). 

Un ponte comunque è sempre esistito, all’altezza di Interpromium, e ad esso facevano capo le strade provenienti dal territorio Vestino che si estendeva a nord del fiume. Oltre ai ruderi ritrovati, ne fa cenno, tra gli altri, un viaggiatore del Secolo XVI, il Padre domenicano Serafino Razzi, che per portarsi da Alanno a Caramanico dice di essere passato nel 1576 sul “Ponte dell’Abate”. Da notare che detto ponte scavalcava la corrente in fondo al canyon fluviale, ad una quarantina di metri sotto il livello della piana, alla quale si saliva mediante due brevi rampe. Soggetto alla violenza delle piene il ponte andò più volte distrutto. Si ha notizia che quello antico rovinò nell’anno 1777; un altro nel 1893. Quello ricostruito nel 1895 resistette fino al 1944, quando fu fatto saltare dalle truppe Tedesche in ritirata. L’attuale ponte in cemento armato ad arco,si trova non più in fondo al burrone ma al livello della piana.

SUL NOME DELL’ABBAZIA di SAN CLEMENTE A CASAURIA

Inoltre che l’Abbazia fosse dentro un’isola (racchiusa da due rami del fiume Pescara), come alcuni sostengono ponendo a riprova quanto scritto nel Chronicon Casauriense (placito del conte Eribaldo risalente al dicembre dell’anno 874,trascritto dai monaci casauriensi (è importante notarlo) tre secoli dopo, nel secolo XII appunto, quando quei bravi benedettini non sapevano più tanto di latino e non conoscevano ancora l’italiano (i monaci scrissero in sostanza : ritornando il Signore Ludovico glorioso Imperatore del territorio di Benevento ed essendo venuto al Monastero della Santa Trinità, che è costruito nella “Insula” che è detta Casa-aurea, che lo stesso Augusto ordinò di edificare dalle fondamenta nel territorio di Penne, etc…), non trova valore nella topografia e situazione della zona. Consultando un dizionario di latino-italiano , troviamo che “insula” significa (oltre che “isola”) “casa o gruppo di case di tipo popolare” (da distinguere dalla signorile “domus”). Mettiamo da parte, per il momento, il sostantivo “insula” e veniamo a parlare dell’attributo “Casa-aurea” che vi figura nello stesso placito  (in altri placiti dell’epoca figura come “casaaurea”). E’ importante notare che al ponte di Interpromium (diventato “ponte dell’Abbazia”) faceva capo necessariamente anche il “tratturo” proveniente da Forca di Penne, che proseguiva poi verso oriente. Erano i tratturi ampie striscie di terreno a prato naturale che si snodavano per monti e valli dall’Abruzzo montano verso le pianure pugliesi, attraverso i quali le greggi pascolanti transumavano al cambiar di stagione. Il tratturo che passava presso San Clemente è ricordato anche nel libro di D’Annunzio “Trionfo della morte” e che la località fosse un importante passaggio obbligato lo conferma il paese che vi si trova, il cui nome era Turris Passuum, ossia Torre dei Passi, poi stranamente alterato in Torre dei Passeri. E’ probabile che questo paese sia sorto nel medio evo dopo la fine di Interpromium oramai inesistente. Per quanto riguarda Interpromium sicuramente costituiva un centro molto importante dell’industria armentizia, attività notoriamente fiorente nell’Abruzzo montano fino a tutto il secolo scorso. Una indiretta conferma la si può trovare in una epigrafe conservata nel Museo Casauriense, essa dice : (CIV.S)ULMONII PRIMUS ET FORTUNATUS / (POND) ERARIUM PAGI INTERPROMINI / (VI TERR)AEMOTUS DILAPSUM A SOLO / (SUA PECUN)IA RESTI(T)UERUNT     traducendo con le opportune integrazioni, si ha : I CITTADINI SULMONESI PRIMO E FORTUNATO RICOSTRUIRONO A LORO SPESE IL PONDERARIO DEL VILLAGGIO DI INTERPROMIUM ROVINATO DAL TERREMOTO.  Questo "Ponderarium" o “pesa pubblica” sicuramente sarà servita essenzialmente a pesare i prodotti dell’allevamento ovino : carne,pelli, lana, formaggio. Il formaggio inoltre deve aver richiesto in quella zona locali idonei per la produzione, la stagionatura, la conservazione, la commercializzazione, in edifici appartenenti alla comunità di Interpromium, ma situati probabilmente nella zona pianeggiante dove sboccava il tratturo proveniente da Castiglione a Casauria, alla sinistra del fiume, nel luogo infine dove sarebbe poi sorto il Monastero della SS. Trinità.

Questi edifici costituivano la latina “Insula” sopra descritta e considerata. E ad una tale “Insula” ben si addiceva allora la qualifica di “casearia”. Infatti , sempre dal dizionario, apprendiamo che “casearius” significa proprio : (casa o magazzino) “dove si asciugava e conservava il formaggio”.

In questo modo siamo in grado di concludere che nel placito del conte Eribaldo dell’anno 874 (nel Chronicon Casauriense) la frase : “Insula quae dicitur Casa-aurea”, va letta correttamente  in : “Insula quae dicitur Casearia”. Pensiamo che i monaci del Secolo XII abbiano volutamente alterato il “casearia” in “Casa-aurea”, per non qualificare il luogo dell’Abbazia con un attributo poco adatto per un luogo sacro. Si trattò dunque di una “nobilizzazione” di parola, non infrequente nelle cronache medioevali.

Il Durini, altro studioso, aveva individuato Interpromium su Colle Morto o Mortula, adducendo che il percorso della Via Claudia ripetesse lo stesso tracciato dell'attuale Via Nazionale. Nei suoi terreni inoltre, ubicati proprio a Colle Morto, rinvenne reperti quali anfore,monete, monili, tracce di tubazioni per il convogliamento dell'acqua ed oggetti metallici in genere. 

ITINERARIUM ANTONINI

altra Tavola Itineraria è "l' ITINERARIUM ANTONINI" che riporta XXV milliaria passum la distanza tra Sulmo e Interpromium". L'Itinerario sembrerebbe errato soprattutto sulla base della distanza indicata tra Corfinium e Sulmo : XIX milliaria passum. E' interessante notare però come tra Sulmo e Interpromium non sia citata Corfinium, questo perchè la distanza riportata dall'Itineriarum Antonini non si riferisce alla Via Valeria, ma alla strada che da Sulmo, costeggiando il Morrone, attraversava Guado S. Leonardo e si dirigeva, lungo la Valle dell'Orta, verso Interpromium. Questa strada è indicata nelle carte di Rizzi Zannoni (Zannoni 1808,f.3-6 si cita da Van Wonterghem 1984,pp.18-19) a destra dell'Orta fino al territorio di Caramanico dove, attraverso il fiume, proseguiva lungo la riva sinistra per Salle, Musellaro e Bolognano. Qui attraverso un altro ponte si ricongiungeva alla via Claudia Valeria presso il pagus di Interpromium. Il rinvenimento di cospicue tracce di un antico asse viario, visibili attualmente lungo il sentiero che congiunge Piano d'Orta con il borgo di S. Tommaso, pur non potendo dimostrare il collegamento intermontano tra i due centri di Sulmo e Interpomium è comunque indicativo della presenza di un itinerario che consentiva di salire sul versante settentrionale della Maiella da Scafa a Caramanico per raggiungere, poi, tramite Pacentro, la Via degli Abruzzi. Cospicue tracce di questo antico asse viario sono ancora oggi visibili lungo il sentiero che congiunge Piano d'Orta con il Borgo di San Tommaso. La sua origine sembra preesistente all'epoca romana come testimoniano i rinvenimenti preistorici segnalati lungo l suo tracciato, ma fu certamente utilizzata anche in epoca altomedioevale. Il sistema insediativo si presentava strettamente legato a questo reticolo stradale. 

fonte "Diario di viaggio" di Marco Glabrions  - 1° Secolo a.c.

Addirittura alcuni traduttori latini del "Diario di viaggio" di un certo MARCO GLABRIONS pare nipote di Cesare, scritto da costui agli inizi del 1° secolo a.c. un diario che narra il viaggio fatto da Roma a Chieti ,hanno letto o estrapolato da questo documento che da Interpromio a Teate la distanza non è che di 7 miglia ( e cioè 10 Km.) e che in linea d'aria si riduce tale distanza alla metà (5 Km.). Se controlliamo sulle carte geografiche le sole distanze in linea d'aria i risultati che si ottengono sono : Chieti - Basilica o piana  di San Clemente = Km.24 ;  Chieti - Loc.tà Zappino = 15 Km , per cui secondo questo diario Interpromio è ancora più vicina a Chieti di quanto si pensasse !!!

iscrizione su pietra trovata nell'Abbazia di San Clemente

la discussione tra gli storici ove porre il sito di Interpromio, si fece più accesa per il ritrovamento di una iscrizione su pietra trovata nel pavimento della Abbazia di San Clemente a Casauria, in cui si faceva menzione di un Pagus Interpromini. Considerato tutto quanto veniva ritrovato tra l'Orta ed il Lavino (C.da Zappino), molti insistettero essere questo il sito di un'antica Città. nella pietra trovata nell'Abbazia di San Clemente però, siccome si faceva menzione di due personaggi Primus e Fortunatus di estrazione Peligna come indica la parola Sulmonii dell'epigrafe stessa, altri supposero questa città d'Interpromio della gente Peligna e pertanto da ubicarsi nella Piana di San Clemente al di là del Fiume Orta (precisamente in località Madonna degli Angeli in Comune di Tocco da Casauria).

PIETRE  MILIARI

Nella contrada De Contra del Comune di Scafa (Pe) Due importanti reperti visibili nel Comune di Scafa : percorrendo la Strada che da Pianapuccia s'inerpica verso De Contra (siamo sempre tra l'Orta ed il Lavino !),a metà salita, sulla destra, ci sono due pietre cilindriche che rassomigliano tanto a delle colonne.Sopra di esse c'è una piccola croce,aggiunta abbastanza recentemente.Le pietre così come si presentano somigliano tantissimo ad una Milliaria Passuum e cioè una Pietra Miliare. Le pietre miliari furono piantate lungo le Vie Consolari (le strade Romane) ogni Mille passi Romani ( mt. 1480), per decisione di Caio Gracco nel 123 a.c. . La colonna Miliare è in pietra , alta circa 2 mt., cilindrica su base quadrata e del peso di circa 5 quintali. Alcune volte su queste pietre si possono trovare iscrizioni,riferimenti topografici,date, nomi e titoli dell'imperatore del tempo. Queste presenze ci fanno comprendere come nella Località Zappino, comunque, esisteva una Via Consolare di grande importanza.

Nell'Abbazia di San Clemente a Casauria La cripta di San Clemente a Casauria (Pe) è costruita con materiali di età romana, come le colonne che reggono le volte,i capitelli corinzi e un cippo miliare. La cripta è costituita da nove piccole navate voltate a crociera e poggianti su rozze colonne.La quarta colonna da sinistra della navata mediana reca un'antica iscrizione in pietra arenaria, appartenente ad un cippo miliare della vicina via Claudia Valeria. La circonferenza di tale colonna, da me misurata è pari a circa cm. 127.

In località Piano d'Orta - presso il Fiume Pescara

REPERTI STORICI

ISCRIZIONE  in Contrada Solcano di Scafa (Pe)

importantissima ci sembra una iscrizione su pietra trovata in Località Solcano di Scafa che, secondo  lo studioso Calore testimonia la esistenza della Città di Ceio. La pietra pare sia stata scalzata da alcuni contadini nei pressi della sorgente Almone. Essa fu poi trasportata in Contrada Solcano nel 1850 e pare che sia ancora lì incastonata in uno stipite della masseria Marulli. Alcuni storici hanno trascritto l'iscrizione in questo modo : "FONTE DEL PAGO CEIANO", anche se ammettono che manca una parte della scritta!. Il Calore, grande studioso della zona, ha tra l'altro scritto che " alcuni ruderi della masseria D'Alessandro, ed altri ruderi sui terreni dell'On.le Baiocco e del sig. Petinii, posizionati a circa 200 mt. dalla sorgente, fanno realmente pensare a grandi costruzioni".

TERME  di  CEIO ?

Gli storici Mancini, Simoni e Romanelli a più riprese  in diverse pubblicazioni hanno affermato che a circa 700 mt. a Ovest  del Fiume Lavino, nelle vicinanze della casa rurale di Domenico Tontodonati, fra le colonnette miliari 114 e 115 nell'anno 1827, furono rinvenuti ruderi che altro non erano che le TERME (una Stazione Termale !) ( di Ceio ?, di Interpromio ?, di Zappino ?). Tali Terme pare che fossero composte di molte camere (sei) che misuravano circa dodici palmi quadrati ciascuna. RIFLESSIONE : il palmo a cui si riferisce la misura dovrebbe essere quello in uso nella zona e cioè quello Napoletano che corrisponde a circa cm. 26. Ora se 12 palmi quadrati era la dimensione di una camera dovremmo pensare che la stessa misurasse (cm.26 x cm. 26) x n. 12 volte, si otterrebbe un risultato di mq. 0,81 e cioè meno di un metro quadro, per cui le "camere" dovevano essere delle nicchie ; se invece gli storici avessero voluto scrivere che le camere erano di dimensioni pari a 12 palmi per 12 palmi. otterremmo una stanza di dimensioni pari a mt. 3,10 x mt. 3,10 circa, pari a mq. 9,60. Erano stanze contigue,e pare che avessero le pareti rivestite da lastre di marmo ed i pavimenti erano sistemati a mosaico. Questo dicono questo Storici.In seguito all'ampliamento di una strada nel 1889 vennero alla luce altre stanze e tra i ruderi di queste antiche Terme vennero alla luce anche altri reperti di frammenti di vasellame e monete di Augusto, Tiberio e Claudio imperatori Romani.

PIETRA su muro della Chiesa di San Donato in San Valentino in A.C. (Pe)

Un epigramma, su di una pietra, ora incastonata nel muro esteriore della Chiesa di San Donato in San Valentino in A.C. (Pe) (l'antica Castrum Petrae), accenna alla esistenza di un anfiteatro che pare un uomo di Legge, un Magistrato della vicina Chieti (antica Teate) un certo SESTO PEDIO LUSIANO HIRRUTO , fece costruire a sue spese. Il Mancini fu uno dei pochi a ritenere che tale anfiteatro fosse ubicato nel territorio di Zappino tra l'Orta ed il Lavino.

PIETRA trovata in C.da Cusano di Scafa (Pe) – Largh. cm.60, Alt. cm. 38, spess. cm. 40

FAVORI  VILICO

GEMINIAE  PERECRI

   NAE    SERVO

QVINTVLA  CONS

          ERVO

LAPIDE trovata a De Contra di Scafa (Pe) il 04. 05.1987 – Largh. Cm. 67 , Alt. Cm. 120 , peso 2 q.li   ( oggi depositata al Museo di Chieti)

M. VENELIO ME                                                         Traduzione

     PROCULO                                                       Ataia pose per sé e per il coniuge

TRIBU’  PALATINA                                            ottimo M. Venelio Proculo

CORPORE   …IOR                                              figlio di Marco della  Tribù Palatina

ATAIA     …OBA 

CONIUGI  OPTIMO

M. VENELI  …IUS

PATRI  IN  D. M.  

PIETRA trovata nei pressi dell'abitato di Scafa, nel letto del fiume Pescara . Si tratta di una piccola ara iscritta, con dedica all'Aterno divinizzato, provvisoriamente datata al I° Secolo d.C.. Così il testo, pubblicato da Gioacchino Francesco La Torre, nel 1989 : "A(ulus) Nonius Secundus Atterno v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito)". Si tratta di un liberto che, dedicando l'altare all'Aterno, non ancora chiamato Pescara, propone anche da noi la divinizzazione del fiume, assurto ad oggetto di culto.Se quanto detto appartiene all'eredità romana della nostra area, si può sottolineare il fatto che le aree territoriali poste tra il fiume Orta ed il fiume Lavino, a contatto con il fiume Pescara (Aterno),godevano già prima del dell'altomedioevo, di un particolare riguardo da parte delle popolazioni.

ISCRIZIONI  su frammenti di pietre della pavimentazione del portico della Chiesa di Madonna degli Angeli nel Comune di Tocco da Casauria (Pe)

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RISTROVAMENTI ANTISTANTI L'ABBAZIA di SAN CLEMENTE a CASAURIA

nel marzo del 1972, durante i lavori per la costruzione dell'autostrada Roma-Pescara,nel terreno prospiciente San Clemente a Casauria, l'Archeoclub di Pescara ha individuato alcune tombe italiche del V e IV secolo a.C. con sovrapposizione di tombe romane, insieme ad un insediamento temporaneo di pastori dell'età del bronzo medio (XIV sec. a.C.). Più a valle ai margini del paese di Torre dè Passeri vennero individuate due capanne di un insediamento protoappenninico di XVI-XV sec. a.C. .Oggi parte di questo materiale è esposto nel Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara.(dal libro "La valle dell'Orta ambiente-cultura-società" Vecchio Faggio editore-anno 1992-)  

fonte  CHRONICON  CASAURIENSE

anno 978 - Carta 149 recto - "De curte Orsiano et concessione possessionis inter tria flumina Piscarie, Orta et Lavino." Lupone del fu Widone dona al Monastero di Casauria beni " in ipsa piana do Piscaria" siti in Selcano, Soliano, Petazo, Sappino (sic!), i quali sono posti tra la "plebs di San Martino, il Fiume Orta, il Lavino e il Pescara".

anno 1006 - Carta 171 recto - "Res quas recepit Giselberto abbas pro castello edificando quas dedit Senebaldo et terra centum modiorum in Zappini" dove esiste  un "pojum integrum castellum edificandum" (cioè un luogo adatto ad edificare un castello !) e terreni di 100 moggia, così confinanti :"capite fine Fossato.Pede fine via que pergit in fluvio Orta ad ipsum ponten marmoreum" il famoso PONTE ROMANO di cui oggi di notano ancora i resti all'interno dell'alveo del Fiume Orta .

anno 1006 - Carta 171 recto e verso - "Concedit Giselbertus abbas possessionem modiorum quadrigentorum  a fluvio Orta usque Lavinum et a plebe Sancti Martini usque in Piscaria filiis Luponis". Widone, Sifredo e Senebaldo, figli del fu Lupone, dichiarano di ricevere mediante il presente "scriptum convenientiae", sino alla loro terza generazione, beni dal Monastero di Casauria, siti nel territorio Teatino, nel luogo detto Zappino, in Soliano, ed in altri posti confinati: dalla plebs di San Martino al Fiume Orta e dal Fiume Lavino, così  come corre nel Pescara, sino allo stesso Pescara.

anno 1029 - Carta 188 verso - "Investitura de Zappino et terra que est a Sancto Martino de Plebe usque in flumina Piscaria, Orta, Lavini." Uberto figlio di Senebaldo investe l'Abate Guido di tutta la terza porzione dei beni che Wido, Sifredo, e Senebaldo del fu Lupone avevano ricevuti dal Monastero in Zappino.

anno 1036 - Carta 195 verso - "Abrenuntiant filii Senebaldi possessionibus de Zappino et Soliano." Lupone fu Sifredo, Dberto e Widone fu Senebaldo, cugini, professanti la legge Longobarda, dichiarano solennemente all'Abate Guido di non molestare il Monastero di Casauria circa il possesso dei beni, compreso delle case, che lo stesso aveva concesso ai loro padri in Zappino ed in Soliano.

anno 1075 - Carta 234 recto - "De castello Sancti Valentini". Rainardo del fu Oberto ( o Uberto ) dona al Monastero di Casauria la quarta parte di San Valentino, che gli appartiene, dal vertice dei monti sino al fiume Pescara e dal fiume Lavino al fiume Orta.